Kaizen: guida al Miglioramento continuo dei processi
La logica del miglioramento continuo dei processi (kaizen), rivolta in particolar modo (ma non esclusivamente) alle aziende industriali, si basa su un concetto apparentemente semplice, ma in realtà decisamente articolato: la realizzazione di un sistema capace di tendere verso un miglioramento costante dei processi aziendali, come ad esempio la produzione e la logistica.
Per aumentare in modo continuativo le performance dell’organizzazione, è necessario effettuare in modo continuo attività di analisi, volte a:
- Individuare gli sprechi e le sacche di improduttività
- Creare e perfezionare uno standard operativo
- Effettuare piccoli e progressivi miglioramenti, in un ciclo di valutazione – intervento – monitoraggio senza fine
Le origini del kaizen: Masaaki Imai e Taiichi Ohno
La parola giapponese kaizen (改善) è la crasi di due termini: kai, che significa “cambiamento” (改) e zen, ovvero “buono” (善). La parola fu coniata da Masaaki Imai, economista e consulente giapponese che inventò il termine per definire gli immani progressi compiuti dall’industria nipponica a partire dal Secondo Dopoguerra e fino agli anni ‘80 del XX secolo.
Per comprendere le vere origini del kaizen dobbiamo però fare un passo indietro e fare riferimento alla produzione industriale del Giappone uscito sconfitto dalla Seconda Guerra Mondiale: a partire dagli anni ‘50, lo stato asiatico fu chiamato a colmare un significativo gap tecnologico e organizzativo nei confronti dei complessi industriali dell’Occidente. A ciò si sommava l’esigenza nazionale di porre in essere un sistema che fosse capace di gestire la produzione su piccoli volumi e, allo stesso tempo, in grado di assecondare la forte richiesta di varietà del prodotto espressa dal mercato interno.
Furono così individuati due macro-obiettivi, attorno ai quali si sarebbe costruita la new age dell’industria nipponica basata sull’eccellenza e sull’efficienza:
- L’eliminazione di ogni forma di spreco
- La creazione di sistemi organizzativi flessibili
Culla della nuova cultura aziendale fu la Toyota Motors che, nella persona di Taiichi Ohno, ingegnere specializzato in meccanica, sviluppò i principi su cui venne costruito il Toyota Production System, il nuovo approccio alla produzione industriale destinato a cambiare il mondo della produzione su vasta scala.
Kaizen: il miglioramento continuo dell’efficienza produttiva
Lo scopo del kaizen è quello di attuare un miglioramento continuo dell’efficienza produttiva. La vera svolta del modello kaizen sta nelle modalità con le quali viene attuato il processo di miglioramento, ovvero puntando sulla gradualità: il modello, infatti, fonda la sua impalcatura teorica sulla necessità di guardare all’ottimizzazione dei processi come a un’attività in continuo divenire, che non si ferma mai e che si alimenta attraverso tre fasi che si susseguono ciclicamente:
- miglioramento
- standardizzazione
- mantenimento
Ma come si fa a raggiungere e a mantenere uno stato di miglioramento?
Senza standard non può esserci miglioramento
C’è una frase di Taichi Ohno che sintetizza in modo eccellente il fulcro fondante l’intera impalcatura teorica (e pratica) kaizen, ovvero: “Dove non c’è standard non ci può essere miglioramento”.
Nel ciclo di miglioramento continuo abbiamo definito il miglioramento stesso come il primo step di crescita dell’efficienza produttiva. La fase di analisi, individuazione degli sprechi e di risoluzione della criticità, in effetti, rappresenta il passo iniziale del processo, ma è attraverso la standardizzazione e al successivo mantenimento della stessa che un evento kaizen può dirsi concluso con successo.
Ma che cos’è la standardizzazione? Anche in questo caso, ci viene in soccorso un’altra definizione coniata sul tema, che spiega come “lo standard è il miglior metodo ad oggi conosciuto e condiviso per produrre”. Obiettivo primario del miglioramento continuo è dunque quello di definire una configurazione standard del processo produttivo, ovvero il sistema che consente di realizzare un prodotto con il minor spreco possibile.
A questo punto, però, è lecito e naturale porsi un’altra domanda: su quali fattori occorre intervenire per minimizzare gli sprechi e raggiungere il miglior standard produttivo possibile?
Gli elementi del miglioramento continuo
Altro principio cruciale del miglioramento continuo dei processi è rappresentato dall’organicità di questo metodo, che non si focalizza su singoli aspetti della produzione, bensì considera l’organizzazione produttiva nella sua complessità, operando meccanismi di ottimizzazione a tutti i livelli dell’organizzazione.
Secondo questa ottica, gli elementi del miglioramento continuo sono molteplici e tutti ugualmente rilevanti. In particolare, nel kaizen assume un’importanza centrale il fattore umano. Le attività produttive vengono così strutturate nel pieno rispetto delle esigenze e dei limiti dei lavoratori, per i quali sono previsti investimenti consistenti in termini di formazione continua e di trasmissione della cultura aziendale.
Come detto, però, sono molteplici e tutti significativi gli elementi di miglioramento continuo in ambito della produzione aziendale, ovvero:
- Personale
- Cultura aziendale
- Processi
- Organizzazione
Teniamo sempre a mente che l’obiettivo ultimo è quello di pervenire alla standardizzazione del sistema di produzione: ecco perché il kaizen è strutturato in modo da permettere il consolidamento delle nuove misure operative, utilizzando, anche in questo caso, una modalità ciclica di introduzione del cambiamento, attraverso un sistema articolato in 4 step:
- Pianificazione
- Misurazione
- Implementazione
- Monitoraggio
Va ulteriormente sottolineato come la ricorsività dei processi di ottimizzazione rappresenti il vero nodo focale del sistema kaizen, senza la quale il percorso di miglioramento continuo non avrebbe seguito e, di conseguenza, non avrebbe modo di esistere.
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Questa è una guida di carattere generale sul miglioramento continuo. Sul nostro blog troverai numerosi approfondimenti e molti ne seguiranno nelle prossime settimane.
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