Variabilità del processo produttivo Vs. Standard: che significa

3 Mag 2023 | EmProvement

Nelle nostre rubriche, parliamo spessissimo di variabilità del processo produttivo e di standard; ti invitiamo a consultare per ulteriori approfondimenti gli articoli:

In questa guida, però, vogliamo concentrarci specificatamente su questi due concetti, per esaminare il loro significato intrinseco e comprendere a fondo gli effetti della variabilità di processo e dello standard all’interno di un sistema di produzione.

Standard: il miglior modo di fare qualcosa

Come abbiamo avuto modo di ricordare già diverse volte, lo standard può essere definito come il miglior metodo conosciuto e condiviso per fare qualcosa. Nel concreto, lo standard è uno dei punti fermi della Lean, in quanto permette di definire un modello operativo e organizzativo, per così dire, ideale. Un processo produttivo è tanto più efficiente quanto più si avvicina allo standard prefissato.

Chi stabilisce lo standard?

Ciò però non deve trarre in inganno: lo standard non è qualcosa che viene fornito a priori, ma un protocollo generato dallo stesso sistema produttivo, passando anche attraverso una costante attività di miglioramento dei processi. La crescita aziendale genera un innalzamento dello standard, che a sua volta permette un miglioramento delle performance.

In pratica, è il sistema di produzione che crea il proprio standard, sulla base delle specificità, delle esigenze e delle richieste del proprio ecosistema. VIsta in quest’ottica, appare più chiaro come alla base del cambiamento vi sia la necessità di modificare il mindset aziendale, lavorando sulla cultura a tutti i livelli:

  • Sui dirigenti, per estirpare i modelli di approccio tradizionali e tipici di un retaggio sbagliato, come ad esempio che le operazioni e le istruzioni standard e i dettagli delle attività produttive possano essere definiti solo dai capi.
  • Sui quadri organizzativi, per fare in modo che il cambiamento possa essere percepito come parte della loro missione e non come una minaccia o una messa in discussione del loro operato.
  • Sulla forza-lavoro produttiva, per coinvolgere le risorse proattivamente, rendendole consapevoli delle dinamiche di produzione e partecipi nella definizione degli standard di lavoro.

La variabilità del processo produttivo

La variabilità del processo produttivo comprende tutte le attività, le azioni, le abitudini che allontanano un processo produttivo dal proprio standard.

Riprendiamo il già citato articolo sui 3 grandi mali della produzione: la variabilità del processo produttivo rappresenta infatti la seconda delle 3 M: MURA. Se è vero che il modello Lean si pone come obiettivo primario quello della caccia agli sprechi, è anche vero che gli sprechi sono solo l’elemento visibile di una condotta disfunzionale, sommersa perché non immediatamente visibile. Quello che i giapponesi definiscono MURA e noi variabilità del processo è, in effetti, la causa stessa degli sprechi e dell’allontanamento dallo standard prestabilito.

Tra gli esempi più significativi di MURA vi sono cicli produttivi inefficienti, ritardi nelle consegne, riprogrammazioni, vendite mancate; fattori intangibili, ma che devono essere riconosciuti attraverso l’analisi, lo studio, l’osservazione diretta. Come? Ne abbiamo parlato nel contributo intitolato “Perché osservare sul campo i cicli di lavoro dei processi produttivi”.

Variabilità del processo produttivo Vs. Standard: in conclusione

Ecco dunque perché e in che modo i concetti di variabilità del processo produttivo e di Standard vanno intesi come dicotomici, contrapposti. Siamo consapevoli che l’adesione totale e perfetta ad uno standard è irraggiungibile e che sia impossibile eliminare del tutto la variabilità nei processi: in questo senso, standard e variabilità somigliano allo Yin e Yang taoista, dove lo standard è il lato al sole della collina, luminoso, attivo; la variabilità quello in ombra, oscuro, passivo: due opposti all’interno dei quali vive il seme dell’altro.

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