Assembled to Order (ATO): cos’è, punti di forza, esempi pratici
Chi segue il nostro blog sa quanta attenzione dedichiamo al tema della produzione su commessa. In alcune delle precedenti guide abbiamo spiegato in modo dettagliato come parlare genericamente di produzione su commessa risulterebbe un’approssimazione inaccettabile: esistono, infatti, diversi modelli produttivi che utilizzano l’approccio basato sulla personalizzazione del sistema produttivo, che si differenziano in relazione al livello di customizzazione del prodotto finale (per approfondire vi suggeriamo l’articolo “Customizzazione del prodotto: cosa significa e cosa sapere”).
In questo contributo vogliamo però dedicarci a una particolare tipologia di produzione su commessa, ovvero la Assembled to Order (ATO), un sistema che prevede l’avvio della personalizzazione a partire dalla fase di assemblaggio del prodotto.
Produzione su commessa Vs. Produzione in serie
Prima di addentrarci nel focus di questo contenuto, è necessario fare un passo indietro, creando il giusto contesto. Per farlo, introduciamo un tema che abbiamo già trattato in modo dettagliato sia nell’articolo succitato e sia in un altro, intitolato “Produzione su commessa: che cos’è? Cosa sapere”. Per tale ragione, ci soffermeremo solo brevemente su questo topic: le diverse tipologie di produzione su commessa.
La produzione su commessa è il modello produttivo che si contrappone a quello tradizionale della produzione in serie: a differenza di quest’ultima, che si basa su una logica secondo cui la produzione viene ‘spinta’ dalla domanda, con la produzione su commessa, si parla di Push System, o produzione ‘tirata’ dalla domanda. Nel concreto, i modelli su commessa conoscono in anticipo la quantità di merce richiesta dal mercato e pianificano il proprio sistema produttivo per soddisfarla (suggeriamo qui un approfondimento sull’argomento).
Ciò permette al sistema su commessa di configurare un’organizzazione produttiva che non ha necessità di fare scorte e che non corre il rischio di produrre più di quanto il mercato sia in grado di assorbire.
Produzione su commessa: la classificazione di Wortmann
Come anticipato, però, i modelli produttivi su commessa non sono tutti uguali, ma presentano logiche di produzione e di mercato differenti. L’elemento discriminante, in questo caso, sta nel livello di personalizzazione del prodotto. Per chiarire meglio il concetto ci viene in soccorso la classificazione di Wortmann, il sistema di suddivisione elaborato dal docente universitario olandese J. C. Wortmann.
Come ben rappresentato dalla figura, Wortmann organizzò i diversi modelli produttivi in relazione al loro grado di personalizzazione del prodotto: al primo livello troviamo la produzione continua, propria del modello in serie.
A seguire, troviamo i modelli di produzione discontinua, il primo dei quali è rappresentato dall’oggetto di questa guida: la produzione Assembled to Order, ovvero il sistema che introduce l’elemento di personalizzazione solo nell’ultima fase dell’organizzazione produttiva, ovvero quella dell’assemblaggio.
A seguire troviamo tre sistemi in cui il livello di personalizzazione è man mano più avanzato: Make to Order (MTO), in cui la customizzazione si avvia con il montaggio; Purchased to Order (PTO), che presenta una personalizzazione del processo di produzione; Engineered to Order (PTO), la customizzazione totale in quanto essa viene avviata fin dalla fase di progettazione del prodotto.
Assembled to Order: di cosa si tratta
Nella produzione Assembled to Order, come anticipato, la personalizzazione viene avviata a partire dall’ultima fase della catena, ovvero in quella dell’assemblaggio: ma cosa significa esattamente?
Il sistema ATO segue una logica propria della produzione in serie per la realizzazione di tutti i suoi componenti, che vengono dunque prodotti e distribuiti nel mercato. L’ultimo step che precede quello di vendita del prodotto finale introduce però l’elemento di discontinuità nel sistema produttivo, in quanto gli elementi vengono assemblati in relazione alle richieste del cliente finale, che ha dunque un ruolo attivo e decisionale nel definire le caratteristiche del proprio prodotto.
ATO: la personalizzazione parziale del prodotto
Secondo questa logica, i singoli elementi che compongono il prodotto finale non possono essere considerati personalizzati, in quanto sono stati prodotti in serie, ma il prodotto finale possiede invece la caratteristica di personalizzazione, in quanto la combinazione di suddetti elementi viene scelta dal cliente, che dunque ha la possibilità di dotarsi di un prodotto unico o, in ogni caso, non disponibile in pronta consegna per il grande pubblico.
Questo sistema integra le caratteristiche della logica Make to Stock con quelle della customizzazione, traendo vantaggi da entrambe:
- Dal modello in serie trae la maggiore semplicità gestionale e di controllo della catena produttiva, in quanto produrrà in serie i componenti fondamentali del prodotto finale.
- Dal modello discontinuo prende la possibilità di offrire prodotti non standardizzati e, dunque, appetibili per quel segmento di mercato che desidera oggetti non replicabili, personalizzati secondo il proprio gusto e, dunque, unici.
Esempi di produzione Assembled to Order
Il mercato propone numerosi esempi di produzioni Assembled to Order: pensiamo a tutti quei sistemi che offrono al cliente la possibilità di assemblare il prodotto partendo dai suoi componenti di base, in una logica che è tipica della vendita su catalogo. Prendiamo a titolo esemplificativo i venditori di cucine componibili, che permettono di selezionare il prodotto secondo i propri gusti, partendo però da un set di alternative limitate per forma, colore, materiale, ecc. Oppure prendiamo a riferimento i produttori di componenti hardware, che vengono assemblati in relazione alle specifiche esigenze dell’acquirente.
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