Capitolo 4: L’altra faccia del miglioramento
Nell’ultimo capitolo di Storia di un Emprover abbiamo visto come, per un processo di miglioramento efficace, le sole competenze hard non bastino, ma servano anche delle competenze meno tecniche, legate più alle persone e al loro coinvolgimento: le cosiddette competenze soft. Perché è così importante parlarne?
Perché il miglioramento delle performance dei processi aziendali dipende proprio dalle prestazioni di tutte le persone coinvolte nel cambiamento. Questa è la lezione più importante che ho imparato nel mio percorso professionale da ‘change agent’ e che voglio condividere con voi.
L’inefficacia del processo Top-Down nei processi di miglioramento
La mia affermazione sembra banale, spesso però la dimentichiamo. E ci illudiamo che la professionalità e l’impegno di pochi possa bastare per fare la differenza e, quindi, permettere all’azienda di crescere e migliorare. Non è così.
Credere e sperare che il miglioramento sia una conseguenza solo di un processo ‘top-down’, dove pochi decidono e tanti eseguono quanto è stato ordinato, non è inefficace, ma anche anacronistico. Le difficoltà che incontrano oggi le aziende, complice anche il contesto competitivo, non sono più compatibili con un modello di leadership ‘comando-controllo’.
Qual è allora la giusta strategia? Come scegliere tra gli approcci top-down e bottom-up? O meglio: bisogna davvero scegliere?
Il successo dell’approccio Bottom-Up nei processi di miglioramento
La chiave del successo passa attraverso una leadership partecipativa e, come vedremo più avanti, ‘positiva’. Un approccio ‘bottom-up’ può portare a un miglioramento continuo, efficiente ed efficace.
Questo tipo di processo implica che molti, all’interno dell’organizzazione aziendale, partecipino al cambiamento, con le proprie decisioni e le proprie azioni. Spetta quindi alla Direzione indicare la strada e costruire il contesto nel quale queste energie, sempre di più rispetto a quanto si possa immaginare, vengano liberate.
Approcci top-down e bottom-up e l’importanza della forza motivazionale
Il punto chiave, che diamo spesso per scontato, è questo: la capacità delle persone di intervenire in un processo di miglioramento o, più semplicemente, di interpretare correttamente il proprio ruolo all’interno di un’organizzazione, non dipende solo dalle competenze tecniche che possiede.
Al contrario è soprattutto una questione di motivazione e di potenzialità, più o meno espresse.
Il contributo che una persona può fornire al processo di miglioramento di un’organizzazione, infatti, dipende in particolare dalla sua forza motivazionale. E quest’ultima è influenzata da quanto la persona si sente libera di esprime il proprio potenziale all’interno dell’azienda. Non serve ricordare quante ricerche sono state svolte sul tema per comprendere la veridicità di questa affermazione!
Approccio Bottom-Up: il lato soft del miglioramento
Ecco quindi che ritorna il discorso con cui abbiamo aperto questo capitolo: per migliorare le performance aziendali, le competenze tecniche, le hard skills, non bastano. È necessario far crescere le potenzialità delle persone e, quindi, creare un contesto favorevole e positivo dove la forza motivazionale non venga repressa, ma favorita. Questo è il lato soft del miglioramento!
Solo combinando in modo sinergico e positivo tutti questi fattori, la crescita aziendale avviene e continua ad avvenire, traducendosi in performance eccellenti. Ecco quindi cosa significa essere un Emprover: comprendere a fondo questa piccola grande verità e lavorare ogni giorno in questa direzione per portare il miglioramento all’interno delle aziende, partendo dalle persone.
Alberto Viola
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