Coinvolgimento dipendenti nei processi aziendali: come e perché farlo
Nelle ultime settimane abbiamo posto l’attenzione sui collaboratori aziendali come fattore decisivo della produttività.
Nell’ultima guida abbiamo parlato del Cell Design e di come l’apporto attivo dei dipendenti sia fondamentale per poter attivare l’approccio “a celle” nella produzione. Precedentemente, abbiamo parlato della servant leadership, spiegando come un leader pensato come al servizio del proprio team si dimostri più performante per l’intero sistema di produzione rispetto al vecchio modello del capo intransigente e dispensatore di comandi e punizioni.
Abbiamo inoltre dedicato diversi focus al tema del burnout (vedi gli articoli “Sintomi del burnout: come riconoscerlo e come evitarlo” e “Burnout Vs. stato di flow: gli obiettivi SMART”), chiarendo infine come la formazione continua rappresenti un valore per l’azienda produttiva in termini di rendimento dei propri dipendenti e, in ultimo, dell’intero processo di produzione.
Ora vogliamo dedicarci in modo specifico al tema del coinvolgimento dei dipendenti nei processi aziendali, in un articolo che possa fare da raccordo a quanto esposto nei precedenti contenuti.
Coinvolgimento dei dipendenti: che significa
Prima di analizzare gli aspetti più prettamente tecnici relativi al coinvolgimento dei dipendenti nei processi aziendali, occorre sottolineare come la questione principale legata a questo tema sia quella del mindset delle aziende: ad oggi, la vera difficoltà nel rendere il dipendente un membro attivo del processo aziendale sta nella visione secondo cui il collaboratore sia visto come una sorta di ingranaggio del sistema produttivo, alla stregua di un macchinario. Secondo questa visione ormai superata e stereotipata, il dipendente è colui che deve eseguire un compito, rispettando procedure e funzioni ad esso assegnate.
Per uscire da questa visione stantia e inefficiente, occorre invece restituire dignità e valore al ruolo del professionista, in quanto risorsa in grado di fare la differenza, di favorire il cambiamento, di accelerare il processo di miglioramento continuo.
I processi aziendali e il fattore umano
Quando si attua un percorso di miglioramento aziendale, si tende a porre i processi al centro del progetto. I processi, tuttavia, non sono concetti astratti, ma attività complesse che possono essere condotte solo grazie alla presenza del personale aziendale. Ed è proprio la capacità dei professionisti che partecipano alla produzione a determinare l’efficienza dei processi. Questi ultimi, a loro volta, offrono prestazioni che sono frutto di due fattori parimenti rilevanti: le competenze e la motivazione.
Un primo modo di affrontare la questione relativa al coinvolgimento dei dipendenti, dunque, deve tenere conto dell’importanza di motivare i dipendenti e di attuare un programma di formazione efficace, mirato e costante (qui un articolo di approfondimento).
Il burnout
Così come la motivazione permette di elevare le performance del dipendente, la demotivazione, lo stress e altri fattori negativi (l’assenza di meritocrazia, l’eccessivo carico di lavoro, l’assegnazione di compiti inadeguati alle capacità dell’individuo) possono viceversa abbassare drasticamente il rendimento della forza lavoro, con conseguente perdita di competitività da parte dell’intero sistema produttivo.
Il dipendente costretto in un ambiente di lavoro che non considera le sue esigenze e aspettative può sviluppare i sintomi tipici del burnout, arrivando a provare un vero e proprio distacco dal proprio ruolo, che si concretizza nell’abbassamento della qualità del lavoro e nell’incapacità di portare a termine il compito ad esso assegnato.
Il coinvolgimento del dipendente passa dunque anche dalla capacità dell’azienda di porre in essere un sistema di controllo e di ascolto per intercettare e prevenire il disagio della persona, creando un clima di lavoro che permetta al lavoratore di esprimersi al meglio, di reggere i ritmi lavorativi, di sviluppare ambizione e desiderio di autorealizzazione: in questi casi, il bene del singolo si lega strettamente a quello del sistema all’interno di cui opera (qui l’articolo di approfondimento).
Lo stato di flow
In contrapposizione al fenomeno del burnout citiamo lo stato di flow, che si pone esattamente agli antipodi: il dipendente che entra in questo stato è contraddistinto da altissima motivazione e massima concentrazione, elementi che generano prestazioni elevate.
Uno dei fattori fondamentali per il raggiungimento dello stato di flow sta proprio nel coinvolgimento del dipendente nei processi aziendali: un lavoratore responsabilizzato tende a sentirsi valorizzato, considerato e, di conseguenza, è motivato a dare il proprio meglio, affronta con serenità i carichi di lavoro e, in ultima analisi, permette di elevare le performance dell’intero sistema produttivo (qui l’articolo dedicato).
In conclusione
Come già ricordato, l’aspetto cruciale del coinvolgimento del dipendente sta nella capacità del sistema di considerare l’elemento umano in tutta la sua complessità: ciò può essere ottenuto partendo dalla consapevolezza che gli individui sono diversi fra loro, rispondono in maniera differente agli stimoli, possiedono capacità tecniche e relazioni peculiari.
L’assegnazione del ruolo e del carico di lavoro, il riconoscimento di premi, la garanzia di prospettive di crescita, la concessione di margini decisionali sono punti imprescindibili che devono essere garantiti al dipendente al fine di farlo sentire realmente parte del processo di produzione in modo attivo.
I dipendenti necessitano di essere riconosciuti come persone, rispettati come esseri umani e valorizzati come professionisti: la combinazione di questi tre elementi fa una sostanziale differenza e, se gestita in modo ottimale, in ottica di welfare aziendale e di esaltazione delle specificità personali, permette al sistema produttivo di elevare in modo decisivo e continuativo il rendimento dell’intero sistema.
Viceversa, se i collaboratori non sono posti nelle condizioni di rendere al massimo, è l’intero sistema a pagarne le conseguenze in termini di inefficienza e aumento degli errori, esattamente come un macchinario mal gestito o non sfruttato nel pieno delle proprie capacità produttive.
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